6 Agosto 2015
Una delegazione di pescatori romani dell’associazione “Enalcaccia Pesca e Tiro Vallepietra” ha fatto visita all’impianto ittiogenico di Cantiano per conoscere e avere maggiori informazioni in merito al progetto di conservazione della trota mediterranea tipica dei corsi d’acqua marchigiani.
L’impianto di Cantiano, infatti, rappresenta un punto di riferimento per la conservazione della trota mediterranea e, grazie al progetto Life+ Trota, è stato più volte visitato da ricercatori e addetti ai lavori provenienti dal resto d’Italia e dalla Corsica. Questo rende l’impianto strategico per il territorio che può contare su un importante centro per le azioni di tutela della biodiversità della nostra Regione e per la ricerca nel mondo scientifico.
Durante l'incontro i partner hanno presentato le azioni portate avanti fino ad oggi e i prossimi obiettivi del progetto che prevede l’adeguamento dell’impianto di acquacoltura di Cantiano per l’allevamento delle trote native individuate sulla base di un approfondito screening genetico la reintroduzione e il sostegno alle popolazioni naturali con esemplari mediterranei puri, l’eradicazione delle trote aliene in corsi d’acqua strategici per la difesa delle popolazioni mediterranee, la difesa dell’habitat della trota macrostigma attraverso la definizione di un metodo per il calcolo del deflusso minimo vitale idoneo alla sopravvivenza di questa specie e l’aggiornamento del quadro normativo che regolamenta l’attività di pesca nelle zone SIC del progetto per adeguarlo alla conservazione di questo salmonide.
Il Centro ittiogenico di Cantiano
Costruito negli anni '50, questo centro di acquacoltura, era utilizzato per l’allevamento della trota Iridea di origine americana destinata al consumo alimentare. Dal 1996 è di proprietà della Provincia di Pesaro e Urbino ed è stato ristrutturato in collaborazione con il Comune di Cantiano, caratteristico borgo medioevale situato alle pendici dei Monti Catria e Acuto. Da allora vi si alleva la trota fario (Salmo trutta) per il ripopolamento delle acque del territorio. Nel 2009 è iniziata una fase sperimentale di riproduzione in cattività della trota mediterranea, autoctona dell’Appennino Marchigiano. L’impianto consiste in 14 vasche esterne, un laboratorio e una struttura utilizzata come incubatoio per le uova fecondate.
Leggi l'articolo del quotidiano Vivere Urbino
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